Storie di Piazza San Marco

La zecca di Venezia: una prestigiosa storia più che millenaria

Venezia fu sede di una della fabbriche monetarie (zecche) più importanti e produttive d’Europa. Di vitale importanza per la Repubblica, essa si trovava, probabilmente dal XII secolo, in piazza San Marco, vicino ai palazzi del potere. Il post di Storie di Piazza San Marco è oggi dedicato alla storia della zecca veneziana.

La sua attività cominciò circa nell’820 d.C., con un denario coniato a nome dell’imperatore del Sacro Romano Impero, Ludovico il Pio, e solo nel XII secolo, con il doge Vitale Michiel (1156-1172), le sue emissioni cominciarono a riportare il nome della massima autorità locale, il doge.
Alla fine di questo stesso secolo, in relazione all’importanza politica che la città andava assumendo nel Mediterraneo orientale, fu emessa la prima moneta veneziana destinata a una grande affermazione internazionale: il ducato d’argento, chiamato anche matapan o ancora più comunemente grosso, per contrapporlo al denario, noto anche come piccolo.
Fu, però, a un altro nominale che Venezia, fino alla fine del governo repubblicano (1797), legò il suo maggior prestigio in campo internazionale: il ducato d’oro, introdotto nel 1284 su modello del fiorino di Firenze, di cui prima eguagliò e poi superò il successo. Questa moneta, talmente apprezzata da guadagnarsi presso gli studiosi l’appellativo di “dollaro del medioevo”, mantenne, per tutto il lunghissimo periodo nel quale fu prodotta, la purezza del metallo a 24 carati e un peso stabile di ca. 3,5 g, nonché le medesime tipologie.

Al 1472 si data l’emissione di altri due nuovi importanti modelli monetari: la prima lira d’argento d’Europa (lira tron o trono dal nome del doge Nicolò Tron) e, condividendo il primato con il Regno di Napoli, la moneta di solo rame, completamente fiduciaria, che a Venezia prese il nome di bagattino.
Anche dal punto di vista formale queste due monete risultavano innovative rispetto alla tradizione, recando entrambe il ritratto del doge: questo tentativo, che dava molta visibilità al detentore della principale carica pubblica statale, non ebbe però alcun seguito nella città lagunare in quanto considerato non compatibile con una Repubblica quale era Venezia.

Con la scoperta dell’America, in Europa mutarono molti equilibri commerciali a discapito proprio delle città italiane, tra cui Venezia, e il nuovo assetto produsse presto anche in ambito monetario evidenti effetti.
Nella zecca lagunare cominciarono così ad essere realizzati anche nominali su modelli stranieri come lo scudo d’oro di tipo francese (1528) o il tallero d’argento per il levante sul modello di quello austriaco (1755); ciononostante il ducato d’oro, che dal XVI secolo cominciò a chiamarsi zecchino, continuava a rappresentare una delle maggiori risorse finanziarie della Serenissima grazie all’incontrastato credito che manteneva in Oriente.

L’ampio successo delle sue emissioni portò il governo veneziano ad assumere una politica tradizionalista in alcune scelte monetarie, quali le tipologie da adottare o le tecniche di produzione. Fu così che in città, con rarissime eccezioni, si continuò a utilizzare per la coniazione delle monete, anche di quelle di ampie dimensioni come i multipli, sempre la tecnica a mano al posto di quella meccanizzata che altrove era stata già introdotta dalla prima metà del XVII secolo.
Questa tecnica consisteva nel battere con il martello un tondello di metallo posto tra due coni che recavano incise in negativo le raffigurazioni che si volevano in positivo sulla moneta: il conio inferiore (detto d’incudine) era fissato a un’incudine e costituiva solitamente la matrice per la faccia principale, quella recante il nome del doge; l’altro conio (detto di martello) era libero e riceva il colpo del maglio.

All’inizio della sua attività la zecca di Venezia era situata nei pressi di Rialto, cuore commerciale della città, per poi essere trasferita definitivamente, probabilmente dal XII secolo, in Piazza San Marco. Nel 1533 per motivi di sicurezza si decise la ricostruzione dell’edificio che la ospitava, la quale fu affidata all’architetto Jacopo Sansovino.
Dopo la sua chiusura, avvenuta nel 1870, la struttura venne affidata per un periodo alla Camera di Commercio per poi essere destinata nel 1900 alla Biblioteca Marciana che qui si trasferì nel 1904.

Cristina Crisafulli

Nell’ambito del ciclo di incontri informali nel cortile storico del Museo Archeologico Nazionale di Venezia intitolato Storie di Piazza San Marco, il prossimo 29 settembre daremo il benvenuto alla dottoressa Cristina Crisafulli, Conservatore numismatico del Museo Correr, che ci parlerà della zecca di Venezia e della sua storia.

Giovedì 29 settembre, ore 18.30
Piazzetta San Marco, 17
C. Crisafulli – La zecca di Venezia: una prestigiosa storia più che millenaria
Prenotazioni allo 041 29 67 663

Comments

  • 28 Settembre 2022
    reply

    Anna-MariaBonato annamariabonato@hotmail.it

    Conoscevo la piazza,ma i vostri approfondimenti la rendono ancor più interessante Grazie per la vostra bella idea di raccontargli dettagliatamente.

  • 7 Ottobre 2022
    reply

    Anna-Maria Bonato

    Tutto molto interessante

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