
Dominae e moda: l’ambizione dinastica di Lucilla Augusta
Nel 176 d.C., Marco Aurelio assegnò il titolo di Imperator al figlio quindicenne Commodo, designandolo in sostanza come proprio successore e interrompendo così quel principato per adozione che, fino a quel momento, aveva contraddistinto la dinastia Antonina.
Tuttavia, questa decisione ebbe delle conseguenze politiche all’interno della stessa domus augusta in quanto la coppia imperiale aveva avuto anche una figlia, Annia Aurelia Galeria Lucilla, nata probabilmente il 7 marzo del 148 d.C.
All’età di sedici anni Lucilla era stata data in sposa a Lucio Vero, in quel momento imperatore insieme a Marco Aurelio nella prima diarchia della storia dell’impero. Il matrimonio fu celebrato a Efeso, visto il contemporaneo impegno di Lucio Vero in una campagna contro i Parti, e Lucilla ottenne immediatamente il titolo di Augusta (conservato anche dopo la morte del marito e del padre), diventando poi madre, probabilmente, di tre figli.
Lucio Vero morì nel 169 d.C., presumibilmente per un colpo apoplettico, sebbene l’Historia Augusta accusi Lucilla di averlo avvelenato a causa di gelosie di corte.
Subito dopo, la domina venne fatta risposare col generale Tiberio Claudio Pompeiano, nonostante il suo disappunto e quello della madre Faustina Minore. Marco Aurelio, effettivamente, aveva scelto un uomo a lui fedele ma che non avrebbe potuto ambire al trono imperiale. Lucilla diede dei figli anche a Pompeiano e il suo prestigio le permetteva di aspirare comunque a posizioni di rilievo all’interno della dinastia, ma alcune fonti, tra cui Cassio Dione, ne restituiscono un ritratto dissoluto e ambizioso, secondo uno schema consolidato per cui le sue pretese dovevano essere ben più alte.
L’associazione di questi fattori, forse, ha condotto ad attribuirle l’ideazione della congiura del 181-182 d.C. contro il fratello Commodo, divenuto unico imperatore due anni prima, dopo la morte di Marco Aurelio.
In realtà, le motivazioni di questa congiura non sono semplici da ricostruire, visti i diversi attori in scena. Le fonti sostengono tendenzialmente fosse dovuta alla volontà di Lucilla di porre fine alla condotta immorale di Commodo o alla sua ambizione verso il trono, unita alla gelosia per la crescente importanza della cognata Crispina. Gli studiosi, invece, sottolineano il ruolo svolto dal Senato, scontento sia della pace frettolosa stipulata sul limes danubiano dall’imperatore, ritenuto inadatto al proprio ruolo, sia dalle scelte dei suoi collaboratori.
Lucilla, dal canto suo, coinvolse direttamente il cugino Ummidio Quadrato e il nipote Pompeiano Quinziano, il che porta a riflettere sull’ampia partecipazione a questo complotto il cui fine, forse, poteva essere quello di porre sul trono Salvio Giuliano (figlio dell’omonimo giurista) o uno dei figli di Lucilla, nonostante la giovane età.
Non è da escludere, inoltre, che il Senato abbia strumentalizzato Lucilla per i propri scopi.
Ad ogni modo, quando Quadrato non riuscì nel tentativo di uccidere Commodo, lui e Quinziano furono messi immediatamente a morte, mentre è probabile sia stato il fallimento della congiura stessa a scatenare la profonda ostilità dell’imperatore verso i senatori.
Lucilla, inizialmente esiliata a Capri, fu poi giustiziata entro il 182 d.C.
Un simile epilogo non cancella comunque il prestigio da lei conquistato nel corso del tempo, in quanto Augusta, figlia, moglie e sorella di imperatori.
Le coniazioni dedicate a Lucilla ne sono una dimostrazione: ancora una volta, il tesoretto di Martellago conservato presso il museo, ci offre un esempio con il sesterzio di Marco Aurelio (RIC III, n. 1730).
Al rovescio, la domina è associata alla Concordia, raffigurata seduta su un trono e volta a sinistra, mentre regge una patera e una cornucopia, con legenda CONCORDIA SC. Come in altri casi, l’assimilazione a questa virtù intendeva simboleggiare l’armonia esistente all’interno della famiglia imperiale, riflessa conseguentemente sull’amministrazione dello Stato e posta quale esempio di condotta per l’intera società romana.
Il profilo di Lucilla, immortalato sulle monete e sui busti marmorei, presenta notevoli somiglianze con i contemporanei ritratti della madre, nonostante i lineamenti più tondi e morbidi da fanciulla.
L’acconciatura da lei scelta era caratterizzata dallo chignon dietro la nuca: una moda molto longeva, inaugurata nel 147 proprio da Faustina Minore e successivamente sfoggiata dalla figlia, nonché da Bruzia Crispina, anche dopo il 180.
Tramite le varianti dell’acconciatura di Lucilla nei ritratti monetali, è possibile distinguere cinque tipi ritrattistici che, associati alla legenda sul diritto ed alle figure al rovescio, assumono valenza cronologica.
Sul diritto della nostra moneta appare l’acconciatura più semplice tra quelle di Lucilla, con i capelli divisi da una scriminatura centrale che fluiscono ondulati all’indietro. Questi sono raccolti in una treccia che, arrotolata in tre giri sulla nuca, formano uno chignon.
Tale tipo è assimilabile al busto marmoreo conservato presso il British Museum e si daterebbe tra il 165 ed il 167 d.C., presumibilmente il periodo successivo alla nascita della prima figlia. Il ritratto è accompagnato da una legenda in forma di dedica: LVCILLAE AVG ANTONINI AVG F, laddove la titolatura in forma contratta (AVG) pone in risalto la posizione di figlia dell’imperatore in carica Marco Aurelio: un fattore che, probabilmente, intendeva sottolineare l’importanza del padre rispetto a quella del marito di Lucilla.
Michele Gatto
Patricia Caprino
Bibliografia
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