
Dominae e moda: Erennia Etruscilla, l’Augusta sopravvissuta
Durante il III secolo, nel pieno dell’anarchia militare, gli stravolgimenti politici erano all’ordine del giorno. Gli “imperatori soldato”, infatti, potevano rimanere vittime di guerre o usurpazioni, venendo così uccisi da altri pretendenti al trono che ne interrompevano il progetto di instaurazione dinastica.
Un esempio tra i tanti può essere quello di Traiano Decio, usurpatore di Filippo l’Arabo e imperatore dal 249 d.C. al 251, anno della sua morte. Conosciuto soprattutto per aver perseguitato il cristianesimo e favorito una restaurazione dei costumi tradizionali, Decio tentò di consolidare il suo potere attraverso una chiara politica dinastica e, da questo punto di vista, un importante ruolo fu giocato dalla moglie Erennia Etruscilla.
Le informazioni su Etruscilla in nostro possesso sono poche: era forse di antica origine etrusca e portava anche il nome di Cupressenia, probabilmente connesso all’albero di cipresso che, secondo quanto narra Tito Livio, sarebbe stato legato al culto di Giunone Regina.
La matrona ottenne il titolo di Augusta praticamente da subito, assistendo all’elevazione al rango di Cesari dei due figli Erennio Etrusco e Ostiliano nel 250 d.C. L’anno successivo, il primo dei due fu nominato Augusto da Decio, poco prima della campagna gotica conclusasi proprio con la sua morte e quella dell’imperatore ad Abritto, in Mesia.
Con l’ascesa al trono di Treboniano Gallo nel 251 d.C., sappiamo che, probabilmente a scopo legittimante, Erennia Etruscilla conservò il proprio status per volontà del nuovo sovrano, il quale si associò anche al trono Ostiliano, morto poco dopo di peste. Tali decisioni, inizialmente, andarono addirittura a scapito della nuova consorte imperiale Afinia Gemina Bebiana e del figlio Volusiano.
Se è comunque probabile che la vicenda di Etruscilla si sia conclusa nell’arco del breve regno di Treboniano Gallo, tuttavia, dalle coniazioni di Decio possiamo riconoscere il prestigio conferitole, come dimostra un sesterzio coniato a Roma conservato presso il museo, in cui l’Augusta è associata alla Fecunditas (RIC IV/3, n. 134).
Al rovescio della moneta, proveniente dal tesoretto di Martellago, la virtù femminile è raffigurata stante a sinistra, mentre regge una cornucopia e protende la mano destra su un bambino che le sta di fronte; la legenda è FECVNDITAS AVG SC. Questa tipologia, introdotta a partire da Faustina Minore, intendeva sottolineare la prosperità della dinastia attraverso la figura dell’imperatrice (in questo caso, madre di due eredi) e la sua prolificità: in seguito, attraverso la legenda Fecunditas Augustorum, si sarebbe applicata un’estensione della virtù anche a Decio stesso.
Il diritto consegna alla storia un profilo molto ben definito di Etruscilla, nella sua espressione orgogliosa. Bisogna tuttavia precisare che il suo aspetto varia notevolmente da una emissione all’altra, cosa che, peraltro, ha sempre reso molto complessa l’attribuzione dei ritratti a tutto tondo.
Ad esempio, la moneta del museo presenta una particolare fronte tondeggiate che, in altri profili appare, invece, dritta. Il naso è raffigurato a punta con ampie narici, il mento abbastanza sporgente e le palpebre pesanti, cosa piuttosto comune per i ritratti tardoantichi. D’altro canto, i grandi occhi, il volto allungato e la distanza tra bocca e naso sono gli unici tratti che rimangono peculiari nella ritrattistica dedicata all’Augusta.
Il suo ritratto diademato su busto drappeggiato è associato ad una acconciatura a bande ondulate, terminante in una treccia avvolta a spirale e schiacciata sulla nuca, secondo una modalità collegata ancora alla moda d’età severiana. Non mancano, inoltre, i conî nei quali l’Augusta viene raffigurata con una pettinatura a bande lisce ed una treccia piatta, già vista nei ritratti di Otacilia Severa, ma qui ripiegata sino al vertice della testa.
Michele Gatto
Patricia Caprino
Bibliografia
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Crespo Pérez C. 2011, La propaganda imperial en la numismática del emperador Decio, in Propaganda y persuasión en el mundo romano: actas del VIII coloquio de la Asociación Interdisciplinar de Estudios Romanos celebrado en Madrid los días 1 y 2 de diciembre de 2010, Madrid/Salamanca, pp. 497-514.
Diegi R. 2009, Le monete di Traiano Decio e della sua famiglia, in “Panorama numismatico” 246, pp. 3-10.
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RIC IV/3 = H. Mattingly, E.A. Sydenham, C.H.V. Sutherland, Gordian III – Uranius Antoninus, London, 1962.