Elisabetta Di Sopra – Il Limite
Videoinstallazione di Elisabetta Di Sopra
“Il limite”, inteso come linea e disegno: ma “il limite” è soprattutto l’elemento necessario cui deve ricorrere la nostra percezione visiva per cogliere le forme. Tre monitor presentano in movimento il corpo nudo della modella ritratta in un’aula dell’Accademia di Belle Arti di Venezia: immagine viva accanto a opere del passato immobili, ma vive nell’immaginario e nelle emozioni dei visitatori che le osservano.
L’artista, in una nuova tappa di una ricerca tesa a cogliere l’aspetto minimale e al contempo straordinario della quotidianità, torna nei luoghi della sua formazione. Così l’aula dove si svolge l’insegnamento di Anatomia Artistica diventa il luogo della messa in scena per una lezione animata solo dalle lente movenze di una modella in posa, la cosiddetta ‘modella vivente’ che si distingue dagli altri modelli ‘non viventi’ rappresentati dai gessi, copie di capolavori dell’arte del passato, collocati in quei medesimi spazi, imitando i quali ci si educava alle arti.
La Parola al Direttore
«Attraverso la metafora dell’arte la Di Sopra ci ricorda una condizione propria dell’uomo. Se nel video notiamo il leggero movimento, le vibrazioni della modella, la sua collocazione nel Museo Archeologico di Venezia sollecita a osservare la fissità delle immagini delle sculture. La premessa necessaria di quelle statue – originali o copie che siano – è che vi furono appunto modelli in carne e ossa, con linee viventi che consumarono il loro tempo, e che gli artisti fissarono nel marmo.
Quanto è elegante e leggera questa immagine offertaci dall’artista, tanto è profondo il tema. Del resto “ogni limite ha una pazienza”, diceva Totò: è proprio vero e tendiamo a dimenticarcene.»
Daniele Ferrara, Direttore regionale Musei Veneto
«Per quelle interne dinamiche che sono proprie dell’arte, grazie alle quali niente può effettivamente considerarsi ‘passato’, è proprio dalla distanza che inizia il percorso di riavvicinamento. Le posture assunte dalla modella durante una lezione di anatomia vengono evidenziate grazie alla capacità di osservazione della videomaker; la pluralità dei punti di vista viene restituita dall’utilizzo di più schermi, che compongono una sorta di trittico tecnologico. Così come non era un luogo qualsiasi quello nel quale il lavoro è stato girato, è ancor meno un luogo qualsiasi quello che ospita l’opera della Di Sopra. […] Ha a che fare con il tempo il lavoro che si espone nelle sale del Museo Archeologico, il tempo lento del soggetto ritratto dall’artista, il tempo esteso, dilatato, da cui provengono le opere classiche nelle sale. Tempi che per un momento scorrono paralleli, convivendo davanti agli occhi del visitatore.»
Riccardo Caldura, Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Venezia