Dominae e moda: i due volti di Faustina Minore

Nel momento in cui scriviamo, un illustre personaggio saluta il Museo Archeologico per un breve soggiorno presso l’antica dimora veneziana della famiglia Grimani. Lo splendido ritratto di Faustina Minore è infatti esposto alla mostraA Cabinet of Wonders presso il Museo di Palazzo Grimani, dal 15 dicembre fino all’11 maggio del 2025. Cogliamo dunque l’occasione per approfondire la figura di questa figura femminile degli Antonini, dinastia ricordata per aver condotto l’impero romano al proprio periodo aureo.

Moglie dell’imperatore filosofo Marco Aurelio e madre di Commodo, Faustina Minore nacque nel 130 d.C. da Antonino Pio e Faustina Maggiore: il matrimonio con Marco nel 145 d.C. rafforzò sia la posizione di quest’ultimo, imparentato con Adriano e Faustina Maggiore, sia quella di Antonino, sebbene avesse stravolto le predisposizioni adrianee inerenti alla successione. Secondo la Historia Augusta, Faustina aveva portato l’impero in dote a Marco e, allo stesso tempo, ella permise con la sua prolificità la continuazione della dinastia, nonostante dei forse tredici figli dati alla luce ne siano sopravvissuti solo sei, dei quali un unico maschio.

Nel frattempo, aveva ottenuto il titolo di Augusta già nel 147 d.C., prima ancora dell’ascesa al trono del marito avvenuta nel 161 d.C. Nel corso degli anni, Faustina fu celebrata sia per la sua fertilità, che la fece associare alla Fecunditas, sia per altre virtù, venendo anche assimilata ad Iside come protettrice dell’annona in Oriente e ricevendo il titolo di Mater Castrorum, segno dell’accresciuta importanza dell’elemento militare e della volontà di favorire la successione dinastica. Elogiata dal marito come matrona ideale, oltre che definita buona moglie e buona madre da Frontone, Faustina divenne così un modello per le donne romane: non a caso Marco Aurelio, in sua memoria (e forse per suo impulso), aumentò le fanciulle beneficiarie della riforma alimentaria istituendo le novae Puellae Faustinianae.

A questa immagine, tuttavia, se ne contrapponeva una totalmente opposta. Cassio Dione sostiene infatti che nel 175 d.C., Faustina avesse preso parte al tentativo di usurpazione di Avidio Cassio, in modo da salvaguardare la propria posizione di potere, in concomitanza con l’indebolimento di Marco Aurelio. La Historia Augusta, inoltre, sottolinea la depravazione della matrona, amante del cognato Lucio Vero e morbosamente attratta dai gladiatori: per guarirla, Marco avrebbe dovuto compiere uno scabroso rituale col sangue di un gladiatore prima di consumare un rapporto con la moglie, dal quale sarebbe però nato il perverso Commodo.

Se il primo volto di Faustina Minore è in parte figlio della propaganda imperiale di concordia, benessere e continuità dinastica, il secondo è invece frutto della storiografia misogina prodotta dall’élite senatoria. Tuttavia, quel che è certo, dopo la morte avvenuta ad Halala in Asia Minore nel 176 d.C., Faustina venne fatta divinizzare da Marco Aurelio, ricevendo numerosi onori e diventando inoltre protettrice delle giovani spose romane.

L’immagine di Faustina fu immortalata in un imponente quantitativo di monete, giungendo fino ai nostri giorni anche grazie a busti marmorei ed incisioni su gemme. Tutti i ritratti monetali coprono un periodo che va dal 147 al 180 d. C. ed hanno in comune una sorta di marchio distintivo di questa Augusta: lo chignon. Il suo volto passa da tratti molto giovanili a lineamenti maturi, ma i tipi ritrattistici si distinguono in base all’acconciatura e vengono generalmente classificati in nove o dieci. In

accordo coi metodi della propaganda del potere imperiale, Faustina rappresentava un esempio di condotta muliebre e si mostrava come un ideale estetico in grado di guidare le mode del momento.

Il tipo ritrattistico del busto del Museo Archeologico di Venezia reca i caratteri stilistici del primo periodo dell’arte antonina ed è contraddistinto da capelli divisi centralmente sulla testa, i quali fluiscono con larghe ondulazioni ad S all’indietro. I capelli così divisi, finiscono raccolti sulla nuca in uno chignon tondo formato da fasce strettamente arrotolate e intrecciate tra loro. Lo sguardo è rivolto verso l’alto, con pupille incise e palpebre pesanti. Completano i tratti del viso le labbra carnose e gli zigomi poco pronunciati. Rispetto ad altre pettinature simili, le ondulazioni riprodotte intorno al viso sono molto più accentuate e sono distinguibili alcune fasce parallele di capelli sul capo (sulle monete sono generalmente quattro). La sistemazione dei capelli ricorda le acconciature “a melone”, con due ricci che sporgono dalla ordinata composizione dietro alle orecchie. Questa tipologia, spesso accompagnata anche dall’uso del diadema, può essere collegata al pieno raggiungimento della maturità e della fiera compostezza dell’Augusta e venne raffigurato dal 161, dopo la nascita di Commodo e Fulvo Antonino, fino al periodo successivo alla nascita di M. Annio Vero, avvenuta nel 162.

Michele Gatto

Patricia Caprino

Bibliografia

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