Storie di Piazza San Marco
Un cortile delle antichità
Da poco più di un mese, Marco Vipsanio Agrippa osserva pensoso un grande iPhone di marmo. Accade nel cortile del Museo Archeologico Nazionale di Venezia, dove Stele di Marc Quinn dà avvio alla mostra HISTORYNOW. La riapertura del cortile storico del museo in occasione di detta mostra, con alcuni importanti interventi di restauro, non solo restituisce alla fruizione pubblica un’area monumentale interdetta da più di dieci anni ma anche intende sperimentare un accesso aggiuntivo al sistema dei Musei di Piazza San Marco.
Vogliamo perciò celebrarla con due eventi serali, giovedì 2 giugno e domenica 3 luglio, di cui questo post è anteprima. A coloro che verranno a trovarci in cortile racconteremo alcune storie di Piazza San Marco, parlando di reimpiego e collezionismo nonché di curiosità relative alle fasi iniziali dell’edificazione delle Procuratie Nuove.
Le nuove fabbriche
Quasi fosse un segno del destino, questo spazio che dal 1926 è l’ingresso del Museo Archeologico di Venezia lo fu anche della casa del Procuratore de Supra Federico Contarini, primo “direttore” del Pubblico Statuario. Federico era nato dai Contarini di San Luca o delle due Torri, una famiglia di grande prestigio e cospicuo censo. Importante collezionista di marmi antichi, era soprannominato «delle anticaglie» per distinguerlo dagli altri Contarini. Da Procuratore abitava nelle residenze dei magistrati della Repubblica in Piazza San Marco, occupando il primo appartamento adiacente alla Zecca. La sua casa ospitava statue antiche, una raccolta di medaglie e una di curiosità naturali nonché quadri di Giovanni Bellini, Tiziano, Schiavone, Veronese.
Ancora oggi ne leggiamo il nome in una iscrizione che nel 1581 consacrava il cortile d’ingresso, edificato su disegno di Vincenzo Scamozzi, allo splendore della Piazza e della dignità Procuratoria (Urbis fori et Procuratoria dignitatis splendori Federicus Contarinus Procurator electus An. Salutis MDLXX sibi et posteris F. C. An. MDLXXXI). Nonostante il tono magniloquente e orgoglioso di queste parole, incise su pietra, solo pochi anni dopo Contarini criticò la ricca decorazione a colonne della corte, consigliando di impiegare partiti architettonici più modesti nelle altre da ultimare.
Provveditore sopra le nuove fabbriche, egli forse cambiò idea in seguito alle critiche che investirono l’operato dell’architetto vicentino, il cui progetto per i nuovi appartamenti dei Procuratori di San Marco, sul lato meridionale della Piazza, aveva suscitato aspri contrasti. Questi, nel 1597, contribuirono al suo licenziamento. Chi succedette a Scamozzi semplificò i piani della fabbrica; nei cortili interni fu cambiato l’andamento delle scale che salivano agli appartamenti, ridotto il numero dei portici, posizionati solo al pianterreno, ed eliminati gli ordini di colonne decorative.
Le fonti coeve
Il primo cortile, quello della casa di Contarini con ingresso dalla Piazzetta, fu perciò l’unico interamente costruito secondo il progetto originario. Le fonti coeve ne sembrano entusiaste. La celebre guida di Francesco Sansovino, Venetia città nobilissima et singolare, nell’edizione di Giovanni Stringa, lo descrive come uno spazio «quadrato alla maniera romana», riempito di statue ed epigrafi. Un’imponente statua di Antonino Pio, che si vedeva dalla piazza «sino dall’altra parte ove giace il Palazzo Ducale», dava «grandezza e maestà non poca a quella entrata».
Nel 1608, lo scozzese Thomas Coryat, definite le Procuratie Nuove «una sontuosa fila di edifici», annotava nel suo diario che la casa di uno dei Procuratori era «straordinariamente ben costruita, tutta di pietra bianca, con una bella corte quadrangolare, intorno alle cui mura si vedono molte pregevoli antichità». Ricordava inoltre che, mentre era colà intento ad ammirare statue e trascrivere iscrizioni, fu avvicinato da un giovane che si offrì di accompagnarlo nell’Antisala della Libreria a visitare il Pubblico Statuario.
Il Regio Museo
A distanza di alcuni secoli, quella stessa «bella corte quadrangolare» tornò a essere una premessa monumentale al museo di antichità quando, negli anni venti del Novecento, le raccolte del Regio Museo Archeologico furono ordinate da Carlo Anti nelle sale dell’ex Palazzo reale nelle Procuratie Nuove. Sebbene la guida del Museo scritta da Anti non lo menzioni, esistono foto d’archivio che mostrano il cortile allestito con manufatti lapidei. Talune sono piuttosto insolite, come quella scattata in occasione della realizzazione di alcuni calchi per la Mostra Augustea della Romanità del 1937 (vedi foto).
Non è chiaro chi abbia concepito la disposizione scenografica delle due grandi statue acefale ai lati dell’ingresso – una femminile sul tipo della Grande Ercolanese e una maschile togata, entrambe della prima metà del II secolo d.C. – e del colosso di Agrippa sotto il portico. Probabilmente, fu opera di Bruna Forlati Tamaro, che in seguito curò le trattative per il deposito delle antichità del civico Museo Correr presso il museo statale, formalizzato nel 1939.
Agrippa
Certo è che Agrippa vi era approdato nel 1933, trasferito dal Fondaco dei Turchi. Documenti conservati nell’archivio del Museo Archeologico ricordano che «per effettuare il trasporto era stato necessario staccare alcune parti aggiunte». Sorse poi il dilemma se fosse opportuno «ricomporre la statua com’era prima oppur rimettere dei restauri antichi» solo il basamento e i piedi. Fu deciso di eliminare tutti gli interventi rinascimentali non necessari alla stabilità della scultura. Essi risalivano a quando Agrippa si trovava in un altro famoso cortile delle antichità, quello di Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa.
Per secoli l’Agrippa Grimani era stato sotto la loggia opposta alla porta d’acqua sul rio di San Severo, a fronteggiare una statua di Augusto. Le sue vicende offrirebbero da sole materiale per un libro. Basti qui dire che fu destinato due volte al pubblico godimento, da Giovanni Grimani nel 1587 e da Michele Grimani nel 1862, giungendo al Museo Correr due anni più tardi. Collocata infine nel cortile dello Scamozzi, pienamente visibile da Piazzetta San Marco proprio come l’Antonino Pio al tempo di Contarini, la statua divenne nel Novecento parte integrante dell’immagine collettiva del Museo Archeologico e della sua bella corte d’ingresso, dove ancora oggi molte pregevoli antichità contribuiscono allo splendore della Piazza.
MDP
Per citazioni e approfondimenti: F. Sansovino, G. Stringa, Venetia città nobilissima et singolare, Venezia 1604, p. 258; T. Coryat, Coryat’s Crudities, Glasgow 1905, pp. 319-321; W. Wolters, Piazza San Marco a Venezia, Verona 2018, pp. 120-126.
Giovedì 2 giugno e Domenica 3 luglio
Aperture serali straordinarie (dalle ore 18.00 alle ore 21.00)
Piazzetta San Marco, 17
Visite guidate alle ore 18.15 e alle ore 19.30
Prenotazioni allo 041 29 67 663