Le 10 cose da fare al Museo Archeologico di Venezia
Quando si pensa a Venezia, l’archeologia non è tra le prime cose che vengono in mente.
Eppure il Museo Archeologico Nazionale di Venezia è il più antico della città e uno dei primi musei pubblici al mondo, essendo stato fondato nel 1587 e aperto al pubblico dal 1596.
Perché visitarci? Ecco alcuni spunti.
1 – AMMIRARE PIAZZA SAN MARCO DA UN PUNTO DI VISTA ORIGINALE: Il nostro museo è situato al primo piano nobile delle Procuratie Nuove, palazzo che ospitava gli uffici e gli alloggi privati dei Procuratori di San Marco e diventato, in seguito, palazzo reale di Napoleone, degli Asburgo e dei re d’Italia.
Le nostre sale, che risalgono al Cinquecento, vi offriranno scorci imperdibili di Piazza San Marco e del Campanile, splendidi soffitti e pavimenti alla veneziana. Una passeggiata in pieno centro storico eppure lontana dalla folla e dalla calca.
2 – CERCARE IL PROPRIO SOSIA TRA I RITRATTI ROMANI: Il nostro museo è famoso per la collezione di ritratti romani, dono della famiglia Grimani. Molti visitatori scoprono somiglianze inaspettate tra parenti, amici e i nostri capolavori di marmo. Siete tutti invitati a cercare il vostro sosia tra i membri delle famiglie imperiali romane.
3 – SPERIMENTARE LA SINDROME DI STENDHAL DAVANTI AI NOSTRI ORIGINALI GRECI: Le sculture originali greche sono rare in Italia. Il Museo Archeologico di Venezia ha la fortuna di averne diverse nelle sue collezioni, grazie agli intensi commerci dei Veneziani con quei territori. La sala 4 racchiude le opere più famose del museo: le Statuette Grimani, sei delicate figure femminili di 2500 anni fa, i cui panneggi di marmo sembrano svolazzare al ritmo dello scirocco che entra dalle finestre.
4 – SALUTARE SOKRATEA: le nostre iscrizioni greche racchiudono storie commoventi. Per esempio, in sala 2 troverete la stele funeraria di Sokratea, una donna dell’isola di Paros morta a 36 anni di parto insieme al bimbo che portava in grembo. L’iscrizione termina con un augurio: Sokratea benedice tutti coloro che si fermano davanti alla sua stele a rivolgerle un saluto.
5 – FARSI UN SELFIE CON IL NOSTRO BIGFOOT: la nostra opera più fotografata e postata in Instagram è il frammento di una statua colossale romana che doveva essere alta 11 metri. Scattare una fotografia dei propri piedi vicini alla nostra opera è diventato un must da cui non potete esimervi.
6 – DICHIARARSI AMORE ETERNO DI FRONTE ALL’EROS CHE INCORDA L’ARCO: secondo il mito greco, il dio dell’amore Eros scagliava frecce per fare innamorare le persone. Chi veniva colpito era destinato a infatuarsi perdutamente della prima persona che vedeva. Consigliamo a tutti i visitatori romantici di portate il/la vostro/a partner in sala 6. Eros ha una mira (quasi) infallibile.
7 – SCOPRIRE DUE MUMMIE EGIZIE: a Venezia è possibile trovare tre mummie egizie. Una si trova sull’isola di San Lazzaro degli Armeni e le altre due riposano nella nostra sala 20.
8 – PERLUSTRARE IL MUSEO ALLA RICERCA DI SANDALI CON CUORICINI: alcune delle nostre sculture sono state restaurate da un famoso artista del Rinascimento: Tullio Lombardo. Non potendo firmare le opere, optò per un delizioso particolare distintivo: sandali infradito con un cuore.
9 – RIPASSARE LA MITOLOGIA: La mitologia piace a tutti ed è sempre attuale. Passeggiare nelle nostre sale significa riscoprire gli dèi dell’Olimpo e gli eroi immortali.
10 – PARTECIPARE A UN PERCORSO TATTILE: i nostri percorsi tattili permettono ai visitatori di scoprire sculture originali attraverso il senso del tatto. Inizialmente pensati per persone non vedenti, sono usufruibili da tutti e sono gratuiti con obbligo di prenotazione. I nostri assistenti benderanno i partecipanti e li accompagneranno in un percorso composto da 6 opere selezionate. Il nostro staff è a disposizione anche per visite guidate “tradizionali”, calibrate a seconda dei partecipanti (adulti, famiglie, bambini…), Sono tutte gratuite, basta solo prenotarle per telefono o mail qualche giorno prima della visita. [P.S. a causa dell’emergenza covid i percorsi tattili sono momentaneamente sospesi ma speriamo di riattivarli a breve. Invece, le visite tradizionali sono sempre disponibili].
Photo credits: Marcello Grassi
Eros che incorda l’arco, replica romana del primo secondo secolo d.C. da un originale greco (oggi perduto) di Lisippo del quarto secolo a.C., collezione Grimani.
Monica
Siete bravissimi !
museo
La ringraziamo!